16 Settembre 2022 - 11:30

Ag. Gyasi a SP: “La fascia una responsabilità. Spera nel Mondiale e… in un gol”

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Emmanuel Gyasi è diventato il capitano dello Spezia, dopo aver gradualmente assunto il ruolo di leader della squadra nella sua permanenza nel Golfo. Una responsabilità che diventa ulteriore, accrescendo la già imprescindibile presenza dell’italo-ghanese nella formazione di Gotti. E nell’anno del Mondiale è ancor più lecito alzare l’asticella, sperando in una chiamata del Ghana per una delle massime aspirazioni di un calciatore. Ne abbiamo parlato in esclusiva con il suo storico procuratore Alessandro Benini, che ci ha raccontato anche qualche retroscena sull’ultima estate e si è focalizzato su questa annata importante.

Lo Spezia ha cominciato la sua terza stagione in Serie A. Che giudizio dare su questa prima parte di campionato?

Ho visto una squadra in crescita nelle ultime uscite. La prestazione meno brillante è stata quella con l’Inter a San Siro, ma ci sta. Vedo una formazione compatta ma anche elastica durante la gara: Gotti sta dando un’identità precisa ai suoi ragazzi e sto assistendo a una squadra quadrata. Ema ha dato l’anima negli anni scorsi per lo Spezia, giocando spesso ovunque e con grande motivazione. Ha voluto anche nella scorsa stagione cercare fortemente la salvezza e avrebbe giocato anche in porta. Quest’anno ha iniziato da quinto di centrocampo, ma a me personalmente piace di più da seconda punta oppure esterno nel 4-3-3. Non sarà un campionato facile, viste anche le dirette concorrenti.

Che effetto ha fatto ricevere l’investitura da capitano?

Sicuramente un senso di responsabilità ancora superiore. Maggiore è un caro amico di Emmanuel: lui l’ha preso come un passaggio di testimone importante e a maggior ragione intenderà dare tutto per le Aquile. È molto contento per questa novità, lo vedo ancor più coinvolto rispetto a prima, per quanto già lo fosse. Fa parte di quel gruppo di leader dello spogliatoio che trainano il gruppo: Bastoni, Agudelo, ma anche Kiwior sono da pochi anni in A ma sembrano già veterani. L’ossatura principale ha un’identità precisa che sta aiutando tutto il resto della squadra.

Questo è l’anno del Mondiale. Lecito crederci alla convocazione per il Qatar?

Sono onesto, ci speriamo. Stiamo lavorando al massimo anche per questo: non è ancora stato deciso nulla, ma la verità è che il ragazzo è fortemente seguito dalla Federazione. Poi ovvio, c’è un CT e uno staff che deciderà: finché ci sarà tempo per inserirlo noi ci crederemo e anche dopo, perché nel calcio possono succedere tante cose in qualsiasi momento. Ad oggi non è fra i convocati, ma c’è ancora tempo ed è abituato a giocarsela sempre fino alla fine. Sarebbe ipocrita dire che non ci crediamo.

Magari un gol in campionato potrebbe migliorare le cose, per esempio nel derby di sabato…

Farebbe sicuramente sorridere molto, al di là delle sue ottime prestazioni mostrate fin qui. Segnare accende sempre i riflettori e inevitabilmente aiuterebbe, ma credo che in generale sarà molto importante questo mese che va a cominciare, a partire proprio da sabato.

Da capitano, inevitabilmente, anche le sirene di mercato richiederebbero eventualmente una riflessione ulteriore…

Le cose con lo Spezia sono sempre state molto chiare. Abbiamo sottoscritto l’anno scorso un rinnovo importante e la società ci aveva fatto capire di voler mettere il ragazzo al centro di un progetto futuro nell’ambito di reciproca gratitudine. Tutto questo si è effettivamente avverato e nel momento in cui dovesse arrivare una proposta concreta e reale, che davvero possa rappresentare una possibilità di crescita in maniera importante, ci siederemo al tavolo con molta tranquillità e con il club. La reciproca chiarezza è stata la chiave giusta, perché c’era la volontà di stare insieme ma di non precludere una possibile occasione per il ragazzo. Oggi come oggi, per le condizioni che si sono create, ovvio che anziché tre volte ci penseremmo cinque. 

A proposito di Sampdoria: nell’ultimo giorno di mercato erano uscite indiscrezioni su una possibile trattativa. Ci racconta cosa è successo?

Non ho avuto nemmeno occasione di parlarne con Riccardo (Pecini n.d.r.), perché abbiamo visto com’è andata a finire. Da quel che mi hanno detto ci sono solo state chiacchiere fra i direttori e da lì sono venute fuori delle voci, ma non c’è stato mai nulla. Ritengo impossibile che nell’ultimo giorno di mercato si intavoli una trattativa senza interpellare il giocatore o il procuratore. Ho ricevuto tanti messaggi da addetti ai lavori, ma non ne abbiamo davvero saputo nulla. Mi ha fatto un po’ sorridere l’idea: gli ultimi giorni di mercato fanno sempre succedere cose strane, ma ritengo che anche per il rapporto che abbiamo con lo Spezia certamente una trattativa sarebbe stata ponderata e non un fulmine a ciel sereno così.

Qualche tempo fa l’ex dirigente del Torino Bava ha parlato della difficoltà di far emergere i giovani e di aspettarli. Ha fatto l’esempio contrario di Gyasi, raccontando che con lui invece lo Spezia ha avuto la giusta pazienza. Lei è d’accordo? In Italia siamo messi davvero così?

In generale ci sono alcuni talenti cristallini che hanno da subito un palcoscenico importante, vedi Miretti. Se si ha la sfortuna di emergere in un contesto in cui fa fatica a brillare o in una squadra in cui si lotta ogni partita per salvarsi il percorso diventa più complicato. Ci sono tantissimi giovani di valore che bisogna semplicemente valorizzare, un patrimonio che rischiamo di perdere: per Gyasi la differenza l’ha fatta il voler crescere gradualmente in un percorso di cui era ben consapevole. A volte non è facile e gli stessi ragazzi devono avere la pazienza e la determinazione di fare passaggi obbligati. Il salto dalla Primavera alla Prima Squadra è veramente un’eccezione e ci sono alcuni passaggi obbligati che devono responsabilizzare il più possibile e far crescere. 

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