9 Giugno 2023 - 09:58

Spezia, spareggi di altri tempi: fra aneddoti e partite infinite

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È la sesta volta che lo Spezia si gioca la salvezza al fotofinish. Gli spareggi, come scrive La Nazione, sono una categoria dello spirito, i play-out sono figli della modernità, dei due risultati utili per chi ha una classifica migliore, non gli spareggi.

Campionato 1922-23, cent’anni fa. La Federazione decide di ridurre le elette della Prima Divisione Nord da 36 a 24, da tre a due gironi. Quattro retrocessioni per girone, lo Spezia si trova a dover affrontare grosse difficoltà a seguito della squalifica del Picco per un anno inflitta al club dopo i gravissimi incidenti nel derby col Genoa. Pur diventando nomade, la squadra, guidata dal giocatore-allenatore Violak, ungherese, riesce a rimanere a galla e a ottenere risultati prestigiosi. Il 6 maggio 1923, ultima giornata, a Pisa viene ospitato il Derthona, a pari punti su quello scomodo quartultimo gradino. Finisce 1-1. Poi più nulla: è spareggio. Con tutto comodo, la Federazione lo stabilisce per il 1° luglio al ’Luigi Ferraris’ di Genova, allora di proprietà del club rossoblù. Equilibrio sovrano, paura di perdere, lo 0-0 regge dopo i tempi regolamentari e supplementari. Non essendoci né rigori, né monetina, all’epoca il regolamento imponeva di giocare ad oltranza finché una delle due non avesse segnato. Iniziò un’altra partita di 87 minuti, finché Gama, al sopraggiungere dell’oscurità, fischiò la fine con i giocatori stremati. Ci si diede appuntamento per la domenica dopo, stessa ora, campo e arbitro. Stavolta lo Spezia partì a razzo e fu proprio Violak a segnare una doppietta tra i minuti 11 e 12. Il Derthona accorciò quasi subito con Crotti, ma Amadesi, spezzino poi campione con il Toro, portò gli Aquilotti sul 3-1 al 35’. Nella ripresa il Derthona accorciò subito, ancora con Crotti, ma il risultato non cambiò più.

I vecchi ricordi

L’altro spareggio risale al 10 luglio 1949 in B. Spezia e Parma arrivarono quartultime a pari punti, con l’aggancio emiliano proprio all’ultima giornata. Fu scelta l’Arena di Milano, stadio che solo cinque anni prima, in un contesto di guerra, aveva visto il trionfo sul Grande Torino. La scelta fu vista come beneaugurante e così fu, nonostante un imprevisto dell’ultimo minuto: con lo Spezia designato come squadra di casa, entrambe le squadre si presentarono in divisa bianca. Toccava agli Aquilotti cambiare, ma non avevano una muta di riserva. Provvidenziale fu l’intervento dello spezzino Giulio Cappelli, all’epoca direttore tecnico dell’Inter, ex calciatore aquilotto e a lungo in Serie A. Fu lui a fornire una muta nerazzurra e con quei colori inediti lo Spezia sbaragliò il Parma 4-1 (Bragoni al 25’, Pozzo al 37’ e 63’, Mangini al 65’; Marchi per il Parma all’85’).

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