Lo disturbiamo qualche minuto fra un allenamento e l’altro del suo personale Camp Academy Siena, nel quale “ci stiamo divertendo un mondo“, in attesa magari di tornare su una panchina da protagonista. Daniele Gastaldello, che in campo vanta un’esperienza non comune in A e in B, parla subito volentieri di Andrea Cistana, il nuovo acquisto dello Spezia. E intanto aspetta “un’opportunità per poter rientrare ed esprimere la mia passione“. Dopo una vita passata da bresciano nel Brescia, ora per il centrale è giunto il momento di iniziare una nuova avventura, con la maglia bianca addosso. L’ex difensore lo ha conosciuto ben da vicino avendo vissuto tutta l’era Cellino: lo ha visto arrivare in Prima Squadra ed è stato fra i primi a valutarlo, poi lo ha allenato nel 2023 quando fu promosso in panchina. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per capire di più sul volto nuovo di casa Spezia.
Andrea Cistana è in arrivo allo Spezia. Che giocatore troveranno gli aquilotti?
Vi dico che è un acquisto importante, anche se la sua carriera è stata un po’ rovinata dagli infortuni ed è stato molto sfortunato da questo punto di vista. Ha spesso avuto problemi fisici, ma ha qualità importanti: a mio avviso è un giocatore di categoria superiore. Mi dispiace che non abbia avuto l’opportunità di fare la A, per qualità tecniche e fisiche ci starebbe benissimo. Lo Spezia troverà un calciatore importante, pronto anche in caso di promozione.
In una difesa a tre ha dimostrato di trovarsi bene Può ricoprire tutti i ruoli arretrati?
Sì. è un giocatore moderno, abbina la qualità tecnica alla personalità, gli piace uscire con la palla al piede e giocarla. È un giocatore intelligente a livello difensivo e completo.
Faceva riferimento ai tanti infortuni. Sono stati il malus della sua carriera fin qui?
Ha avuto problemi spesso di natura traumatica, per me questo è il motivo principale per cui non ha fatto quel salto di qualità che poteva fare. Se si guarda il curriculum è di un calciatore altalenante a livello di presenze: difficilmente ha giocato un alto numero di partite pur essendo un titolare fisso. Se devo trovargli un difetto dico proprio l’integrità fisica e il fatto che ogni anno ha sempre avuto infortuni anche seri, che non gli hanno dato continuità.
Qual è un aneddoto o un ricordo speciale che la lega a Cistana?
Andrea è arrivato nel 2019, quando abbiamo vinto la B e siamo andati in A. Era un ragazzino, veniva dall’Interregionale, Cellino mi disse: ‘Daniele fammi un piacere, guardami questo ragazzo che viene in ritiro e con la tua esperienza a fine preparazione mi dici cosa ne pensi’. Facemmo quel ritiro e vidi un giocatore già pronto, completo, mi è piaciuto subito. Al presidente dissi: ‘Questo è forte, bisogna puntarci’. Quell’anno lì io giocai poco e mi prese il posto (ride n.d.r.): avevo 37 anni e ormai la mia carriera era segnata, ma mi ricordo che fece un campionato straordinario. Io gli diedi una grande mano, cercavo di insegnarli i trucchi del mestiere senza mettergli pressione. Lo aiutai perché vidi un giocatore con grandi potenzialità, altrimenti non lo avrei fatto.
Quindi un po’ l’ha scoperto anche lei…
Scoperto no, non è il mio lavoro (ride n.d.r.). Ho dato solo il mio giudizio e sono contento di averci azzeccato. Sicuramente il merito però è tutto suo.
Allo Spezia troverà la concorrenza di Wiśniewski, Hristov e Mateju. Potrà ricavarsi il suo spazio?
Nella difesa a tre può giocare in tutti i ruoli anche se forse a sinistra è un po’ sacrificato. Rispetto a questi giocatori secondo me è più pronto a livello tecnico e più capace in fase di possesso e impostazione. Se l’allenatore ha bisogno di un calciatore che costruisca dal basso o che imposti rispetto agli altri tre Andrea è un passo sopra. Stiamo parlando di tre ottimi giocatori, intendiamoci, ma secondo me a livello tecnico ha pure qualcosa in più.
Che effetto le ha fatto il caos Brescia con l’epilogo fallimento?
Mi ha fatto male, nessuno se lo sarebbe aspettato e mi dispiace molto. Brescia merita altri palcoscenici: io ci sono stato tanti anni, ho vissuto l’era Cellino da giocatore e da allenatore. Non conosco i motivi e non voglio giudicare, dico solo che conosco tante persone che hanno lavorato lì e che sono rimaste a casa. Qualcuno ha trovato un altro impiego, altri sono ancora fuori e mi dispiace soprattutto per chi sta dietro le quinte: i giocatori spesso ritrovano, chi sta in sede invece no. Sono loro a portare avanti un senso di appartenenza.
Lo Spezia l’anno scorso ha sfiorato l’approdo alla Serie A. Da allenatore come si riparte dopo una delusione così?
La A deve essere un percorso, in B sono continuità a programmazione che fanno la differenza. Bisogna avere pazienza, specialmente in un campionato che ha i play-off: gli episodi cambiano partite e campionati. L’annata scorsa dello Spezia l’anno scorso è stata importante: se continua con questo progetto alla lunga il risultato arriva.
Il campionato è già alle porte: la super favorita è il Palermo?
Sicuramente ha fatto un mercato fuori categoria, ma la B è un campionato che premia chi programma e ha pazienza nelle proprie idee. L’anno scorso la Sampdoria è stata un esempio lampante e mi dispiace, perché io sono molto legato a Genova: quello che è successo deve essere un punto di riferimento per tante squadre. Fecero un mercato importante, con grandi proclami, poi per scelte sbagliate sono finiti in C sul campo. Non è detto che il Palermo possa asfaltare il campionato: se lo deve meritare con lavoro, organizzazione e non pensare che un giocatore possa risolvere le partite da solo.