Ha iniziato da poco la sua nuova avventura in Romania, ma Elio Capradossi adesso aspetta che il destino gli ridia indietro qualcosa. Perché nel momento di grande ascesa due rotture del crociato gli hanno pregiudicato la carriera: “La prima mentre mi stavo allenando con la Roma, la seconda quando sto trovando continuità in B con lo Spezia. È andata così” racconta a La Gazzetta Dello Sport.
Quella chiamata speciale
Poi qualcosa si muove e arriva la convocazione da Paul Put, CT dell’Uganda, Paese della madre. A due anni arrivò in Italia e iniziò il percorso con la Roma, ma quella doppia nazionalità è sempre rimasta. Qualche giorno fa è arrivato il primo gol, il 4-0 contro il Mozambico: “Che emozione! Siamo in corsa per qualcosa di grande, di inimmaginabile per il Paese – spiega – e se non dovessimo farcela vivremo comunque la fase finale della Coppa D’Africa“. Con la lingua ufficiale inglese il problema è superato, ma pure il livello non è male essendo tutti calciatori professionisti.
I motivi
Capradossi spiega anche il perché della scelta: “Ho l’Africa dentro e poi c’è la fase professionale, perché penso che questa esperienza mi faccia crescere“. Viaggio lungo e un Paese con tanta povertà, ma la passione per il calcio non manca nemmeno lì. E il cuore adesso è diviso a metà fra Italia e Uganda: “Sono contento di ciò che ho raggiunto, sognavo di giocare nella Roma e fare il calciatore. Mi basta questo. Ma la Roma la seguo anche ora che sono in Romania“.