Diego Mascardi sulle orme di Enrico Albertosi, una vita dopo. Un parallelo che stuzzica, romantico, che oggi Il Secolo XIX nella sua edizione odierna ha ripreso per una storia che si spera sia simile. Il portiere campione d’Italia col Cagliari di Gigi Riva segue dalla Sardegna il calcio di oggi e pure la sua storia è iniziata in maniera particolare. Anche il giocatore di Carrara ha fatto lo stesso: arrivato nelle giovanili è cresciuto rapidamente fino al grande esordio in B e alla chiamata di Baldini in U21 con match al Picco. Attestazioni di stima che già in estate gli erano valse apprezzamenti importanti.
A piccoli passi
Due anni di apprendistato, poi l’esplosione: “Mascardi ha fatto il mio stesso cammino, anche io arrivai da ragazzino e feci tre anni a guardare. Poi mi buttarono dentro e mi chiamò anche la nazionale giovanile. Ho rivissuto la mia vicenda, spero che anche lui possa continuare su questo percorso” racconta. Albertosi resta legatissimo alla maglia dello Spezia e Liberto Salvietti, che lo allenava, ma qualche differenza c’è. “Io esordii in quella che oggi sarebbe la quarta serie, lui in B che è un passo in più. Se ha avuto ottimi portieri titolari davanti ha imparato bene. Guardando si cresce e molto passa dallo studiare i titolari. Può fare strada” spiega.
Ora viene il difficile
Adesso, secondo Albertosi, sarà importante capire che non ha ancora fatto nulla, servirà lavorare duro e seguire chi lo allena. “Per essere un buon portiere non serve fare miracoli o essere belli, bisogna non prendere gol. Si cresce così. Se poi si fanno miracoli allora c’è anche altro, ma strafare per questo ruolo non è utile” osserva. Infine, Albertosi lancia al suo giovane collega un messaggio ben preciso: “Il futuro è tutto da guadagnare. Deve arrivarci con forza e tranquillità abbinandole alle qualità che ha. Il resto verrà da solo” conclude.