Massimo Cellino, ex patron del Brescia al centro di un’incredibile controversia che ha portato al fallimento delle Rondinelle nella scorsa estate e alla disputa del play-out fra Sampdoria e Salernitana, è tornato a parlare della questione. In una lunga intervista rilasciata a L’Unione Sarda, il vulcanico presidente ha affrontato molti temi relativi alla sua carriera analizzando anche la questione Brescia: “C’erano molti più debiti di quanto dichiarato, circa 12 milioni, che mi hanno chiesto quando sono arrivato. C’è stata tanta cattiveria, malvagità, non lo capisco. Proprio il posto è malvagio: se in 115 anni ne ha fatti solo 5 in A non è colpa di Cellino“.
La bordata sulla Sampdoria
Poi la deflagrazione sulla retrocessione delle Rondinelle: “Non mi sento, ma sono vittima di circostanze negative. La Sampdoria non doveva retrocedere perché ha 200 milioni di debiti e garanzie con banche e Federazione, che l’ha iscritta l’anno precedente al campionato e in maniera impropria. Questa è la realtà. Un commercialista bresciano mi vende i titoli con la quietanza dell’Ufficio Entrate con la Covisoc a fare da supervisore. Un giorno prima dell’iscrizione mi dicono che è tutto falso e devo tirare fuori 8 milioni in un giorno che non avevo. Non ho potuto iscrivere la squadra, era quello che volevano loro ed è quello che è successo. Se avessi avuto tre punti in più sarebbe retrocessa la Sampdoria e non il Brescia. La mia disgrazia è stata la coda del Diavolo“.