Pasquale Marino torna nello stadio dove ha messo la prima pietra della storica promozione di Italiano. Scelto da Angelozzi, protetto nel momento più difficile da Angelozzi, discusso da Angelozzi e poi forse mollato proprio dal buon Guido. Che fu tentato di provare Vincenzo Italiano su quella panchina. Come ricorda Il Secolo XIX, si disse al tempo che la discussione era nata tra due siciliani dalla schiena dritta, che non si piegarono e probabilmente così fu. Fine maggio 2019, Marino torna in Sicilia dopo il play off perso con il Cittadella, il direttore che mette in discussione alcuni collaboratori e qualche passaggio. Una telefonata mossa, poi l’incontro in sede, dove si capisce presto che i due andranno per strade diverse. Settimo posto, 51 punti, quella sciagurata sfida al Cittadella al Picco, la doppietta di Moncini e nel mezzo il gol di Maggiore. La semifinale che sfumava e qualcosa che si rompe e va in frantumi. Marino perde anche un suo fido collaboratore, Lello Senatore, che scelse di rimanere allo Spezia. Risolse il problema dell’addio dopo pochi giorni, firmò infatti subito per il Palermo, che però non si iscrisse e dovette attendere il 26 gennaio del 2020 per trovare la panchina dell’Empoli, ma perse al Picco (gol di Ragusa, appena entrato). Il 9 ottobre 2023 è arrivato sulla panchina del Bari, per sostituire Michele Magnani. Tra mille difficoltà, tanto che solo due settimane fa sembrava anche sul punto di mollare. Poi il successo contro il Sudtirol l’ha rimesso in carreggiata, ma dalle parti del San Nicola non è storia e vita semplice.
Un clima complicato
Ora cerca di ritrovare un po’ di silenzio attorno a lui. Dell’allenatore che sconfisse Klopp e che fece anche grande l’Udinese è rimasto quasi tutto, come il carattere gioviale di un uomo di calcio come pochi. Bari non è cosa semplice neanche per uno navigato come lui: è appena tornato al 4-3-3, in sette partite ha una media di 1,57 a gara e quindi deve accelerare per risalire.