16 Marzo 2021 - 16:00

Jeda a SP: “Lo Spezia fa un gran calcio, adoro Maggiore. Italiano? È già un grande”

post

L’amore per il calcio è rimasto ben vivo nella sua carriera, tanto che ancora calca i campi della periferia lombarda da qualche anno. Eh sì, perché a 43 anni Jedaias Capucho Neves, noto come Jeda, ancora non ne vuole sapere di appendere le scarpette al chiodo. Seregno, Vimercatese, Muggiò, con quest’ultima avventura in Promozione: perché la passione per il pallone è ancora ben salda in lui. “Ho iniziato questa nuova stagione, ma con l’impossibilità di riprendere ormai credo che mi toccherà davvero smettere” confessa sorridendo al telefono, “ma mi piacerebbe allenare i giovani, che hanno bisogno di insegnamenti. Con la mia esperienza mi piacerebbe trasmettere loro le mie conoscenze” le sue parole in esclusiva ai nostri microfoni. Ma Jeda ha anche un passato importante fra Serie A e Serie B. 67 reti messe a segno in cadetteria (miglior straniero di sempre dietro a Granoche), 22 centri in 86 presenze al Cagliari, prossimo avversario dello Spezia. Non dimentichiamo un presente da opinionista e profondo conoscitore di calcio.

Lei conosce bene le dinamiche di casa Cagliari. Si aspettava questa posizione di classifica?

Devo dire che nessuno si sarebbe mai aspettato questa situazione. Penso che il presidente si sia trovato spiazzato avendo allestito una squadra che non c’entra niente con questa posizione di classifica. Negli ultimi tre mesi forse è sfuggita un po’ troppo di mano, penso che un cambiamento dovesse essere fatto prima. Nel calcio può succedere di tutto, ma mai mi sarei aspettato questo momento.

È arrivato Semplici, un allenatore giovane e cha ha dimostrato di fare bene in A. È la mossa giusta?

Penso che abbia fatto capire di avere qualità. Con il suo arrivo a Cagliari lo ha fatto ulteriormente: ha saputo dare un’impostazione diversa spostando qualche pedina e coinvolgendo qualche giocatore in più rispetto a Di Francesco, come Pavoletti. La colpa del momento complicato è ovviamente da dividere con i giocatori: sono loro che vanno in campo.

Sabato il Cagliari sarà avversario dello Spezia al Picco, uno stadio che lei conosce bene. Di contro le Aquile sono invece fra le sorprese della Serie A.  

Senza dubbio bisogna analizzare l’aspetto del pubblico. Sono convinto che lo Spezia con i suoi tifosi al suo fianco avrebbe molti più punti. Nessuno ha vantaggi da questo, come non esistono più casa e trasferta. Alla squadra di Italiano vanno fatti i complimenti: nessuno si sarebbe aspettato che fosse lì a questo punto del campionato. In Serie B faceva un ottimo calcio ma molti pensavano che fosse la classica squadra non all’altezza della A: con un allenatore come questo che sa badare al sodo i bianchi sono una squadra che fa paura. Il Cagliari dovrà stare molto attento.

Che partita si aspetta?

Credo che sarà una gara aperta. La differenza sarà che il Cagliari dovrà giocare per vincere, mentre allo Spezia potrebbe bastare un pareggio per tenere l’avversario a debita distanza e muovere la classifica. Quando si è costretti a fare tre punti diventa dura.

Ha menzionato Vincenzo Italiano: secondo lei è già pronto per una grande o farebbe bene a migliorarsi ancora un anno?

Io penso che abbia già fatto una gavetta importante nelle serie minori e al Trapani. Quando un allenatore è bravo lo dimostra subito: ha fatto bene in qualunque piazza in cui è stato. È un tecnico maturo e sono convinto che se dovesse andare in una piazza diversa dallo Spezia potrebbe fare bene. Se però dovesse rimanere sarebbe altrettanto importante per lui: l’importante è che la società gli metta a disposizione una rosa competitiva.

Da brasiliano che gliene pare di Leo Sena? È partito un po’ in sordina ma ha qualità importanti.

È vero, ha iniziato a rilento. Ma mi piace molto, ha gamba e qualità, come tanti altri giocatori dello Spezia. Gyasi, Nzola rappresentano quella fame che ha la formazione di Italiano, incarnano quello che il tecnico chiede ai suoi ragazzi. Ogni partita diventa una finale: la squadra è cresciuta tutta insieme e tutti i componenti si sono ottimizzati al massimo.

C’è qualche giocatore che l’ha stupita maggiormente?

Sicuramente i già menzionati Gyasi e Nzola: se fossi stato nel Cagliari sarei andato a prendere subito il francese. Ma a me ha entusiasmato molto Giulio Maggiore. Se io fossi un grande club proverei ad acquistarlo: ha un margine di crescita molto elevato. Vanno fatti i complimenti anche a Terzi, che riesce a restare sui suoi livelli ancora adesso.

C’è un problema attacco nello Spezia: meglio affidarsi comunque a Nzola o tentare altre soluzioni?

Il problema di chi si deve salvare è il dover cercare sempre delle alternative. Chiaro che l’usato sicuro Nzola dà le sue garanzie, ma l’effetto sorpresa può essere utilizzato all’occorrenza.

Quest’anno nella zona salvezza sono coinvolte anche società prestigiose: c’è il rischio che qualche grande piazza retroceda?

In questo campionato ai tempi del virus si sono scombussolate un po’ di cose. Il Torino ha due partite da recuperare e non è facile nella sua ricerca della salvezza. Ma in generale secondo me negli ultimi anni si è invertito il trend delle neopromosse che rischiano di retrocedere: l’unica che sta pagando un po’ è il Crotone, che forse non ha investito adeguatamente per rinforzare la squadra con giocatori di categoria. Benevento e Spezia sono la dimostrazione che nel calcio non c’è niente di scontato: secondo me nel futuro cambierà ancora di più. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *