Spezia-Reggiana è anche Massimiliano Alvini contro il suo passato, non certo una storia qualsiasi. Proprio da Reggio, ricorda Il Secolo XIX, è passata molta parte recente della sua carriera: un allenatore cresciuto e con idee nuove, anche tatticamente nonostante un’impostazione che per certi versi è rimasta simile. Alvini, infatti, prese la Reggio Audace in Serie D dopo il fallimento, agganciando subito la Lega Pro per ripescaggio e con una squadra non certo da primi posti vince lo scetticismo dilagante, perdendo soltanto due partite e utilizzando il modulo 3-4-1-2 o 3-4-2-1. In Emilia ha una squadra che corre tanto e “picchia”, simile all’amichevole con il Sassuolo nel pre-campionato. A Reggio va in B e la pressione è diversa, con ben due gare senza vittorie pur mostrando un ottimo calcio. Arriva la retrocessione e nell’ultima conferenza dell’anno ha le lacrime agli occhi. Quindi l’esperienza a Perugia, fino ai play-off, ma poi lascia per Cremona e la Serie A.
Reazione cercasi
Ai giorni nostri, l’immagine dell’allenatore sconsolato sulla panchina del Penzo non è quella che ha sempre visto un tecnico battagliero, pronto sempre a reagire, quello che servirebbe alle Aquile. Oggi dovrà però farlo, pure senza il Picco e il suo calore: Cesena non è mai la stessa cosa. Lo stadio di casa avrebbe forse aiutato almeno un po’ questo inizio complicato e tutto sarebbe stato un po’ più facile.
Scusate io amo il Picco e sono parte della sua gente, ma in questa situazione se non arriva un miracolo dal cielo, altro che Picco non ti salva neanche il Bernabeu.