15 Ottobre 2023 - 11:32

Cosa è il dark gaming? Adesso il pallone è nelle mani di Corona

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Il pallone nelle mani di Corona. Lui, l’ex agente dei fotografi, si diverte a centellinare i nomi dei calciatori con il vizietto della scommessa illegale. Tonali, Zaniolo, Fagioli e chissà quanti altri. Corona però, ha deciso di indire una sorta di ’pax azzurra’, cioè non farà più rivelazioni fino a Inghilterra-Italia, match delicatissimo per i destini della Nazionale. Però poi sarà, ha scritto sui social: «ospite della trasmissione Avanti Popolo di Nunzia De Girolamo» e lì presenterà «tutte le prove». «Sperando in una vittoria dell’Italia – ha aggiunto – vi aspetto martedi sera, dopo la partita, su Rai 3, a partire dalle 22». In attesa di capire se e quanti altri giocatori sono coinvolti nel giro di puntate illegali, cerchiamo di capire come funziona il “dark world” nel quale prolifera un giro di affari, solo nel nostro Paese, da 1,5 miliardi al mese.

Cosa è?

Il ’dark gaming’, le scommesse illegali, girano attorno al denaro cash e agli orologi di lusso da decine di migliaia di euro. Come? Si sa, la stella polare dei vip – che siano calciatori, attori o rockstar – è una necessità inviolabile: garantirsi l’anonimato. E’ per questo che le giocate e le vincite, per evitare controlli e quesiti imbarazzanti degli istituti di credito, ‘parlano’ solo cash e in forma anonima. E allora, quando si fa clic sul sito proibito, ci si lega ad una “promessa” di pagamento. Ma nel caso dei vip – rivela una fonte – «non c’è problema, la garanzia ad esempio può essere negli orologi costosi o in qualche gioiello». Il punto centrale, per calciatori e vip è sfuggire alla registrazione on line necessaria sui siti legali. E allora, se tutto deve restare nell’ombra, la scommessa corre sul 5G, rimbalzando tra chat e cellulari. Ci si telefona, si scambiano “ordini” di scommessa via chat magari usando frasi in codice e il banco accetta la puntata a credito. Quando c’è da saldare un debito, le vie sono due: capita che il vip paghi con l’orologio che ha fatto da garanzia – un assegno circolare nel mercato dell’usato – o ricorra al cash. Di solito, con l’emissario dell’allibratore illegale ci si incontra negli ‘ape bar’, i locali affollati dove si fa l’aperitivo. E lì si chiude la scommessa.

Chi c’è dietro questo giro?

Nel corso degli anni, si sono scoperte connessioni con le associazioni criminali. Cinque anni fa, un malavitoso intercettato commentava così le prospettive del suo business online: «Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università, quelli che fanno così: ‘pin pin!!’. che cliccano, e movimentano». Per i tanti scommettitori ricchi a caccia di emozioni – che siano sportivi o manager – c’è bisogno di un “banco” con le spalle larghe, che voglia “investire” i proventi di affari illeciti per finanziare il business del betting illegale e magari ’lavare’ i soldi. Clan malavitosi, italiani ed esteri, magari “appoggiati” a conti in banche dell’Est Europa o in paradisi fiscali dove non si fanno troppe domande, non si pagano tasse e che emergono solo attraverso gli scandali come quest’ultimo, con i calciatori ovviamente ignari di ritrovarsi nel ’dark gaming’. La battaglia è incessante: l’Agenzia delle Dogane oscura i siti – siamo arrivati a diecimila – ma pochi minuti dopo ai clienti degli stessi arriva una mail con un nuovo indirizzo web che riporta alla bisca virtuale. E adesso, è in grado di rivelare l’agenzia Agipronews, c’è anche ’l’agente di zona’, come per un’azienda di telefonia. Basta collegarsi a siti non autorizzati e tentare di registrarsi. Si verrà indirizzati dal sistema verso un “agente” che aiuterà il cliente. Ci si incontra, lo scommettitore versa la somma che intende depositare sul conto all’agente, che gli fornisce le credenziali di accesso. A quel punto, il gioco è fatto: basta andare a casa e scommettere. Si tratta però di un credito “virtuale”, perché non è transitato attraverso alcuno strumento di pagamento: solo contanti e via. E in caso di vincita, basterà chiedere un nuovo incontro all’agente per il pagamento cash e se si perde, magari via quell’orologio che, in fondo, aveva anche stancato.

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