L’ex attaccante dello Spezia Corrado Colombo è intervenuto al programma Spazio Spezia, in onda sul canale YouTube Malati Di Spezia dal 1906, raccontando le sue impressioni sul momento delle Aquile e soffermandosi anche sul suo passato in maglia bianca.
Le parole di Colombo
Sul suo passato: “Sicuramente l’anno della salvezza in B e dello spareggio, con mesi tosti e duri, di sofferenza. A Verona mi ruppi la caviglia, sentii gli ultimi minuti dal pronto soccorso e dovetti raggiungere i compagni in autostrada. Io allora avevo la figlia piccola, Soda voleva andare in ritiro ogni giovedì e io ero sempre contrario. Mi diceva: “Tu vieni l’ultimo giorno”. La tensione che ho provato in quel pre-partita è stato uno dei momenti più difficili della carriera”.
Su Donadoni e il suo rapporto: “Avevo già giocato in A prima di avere lui, arrivò a stagione in corso. Quando venne in panchina avevo grande sudditanza nei suoi confronti, non mi permettevo di dirgli qualcosa: nella partita contro il Messina mi chiama in camera e convoca il mio compagno Grandoni, poi chiama anche me: “Qua dicono tutti che sei forte, dimostramelo“. Me la sono fatta addosso. Vado in campo e non la struscio mai, ma ho fatto il gol del 2-0. La settimana dopo contro il Milan mi ha riproposto e feci gol. Rimase una partita nella storia del Livorno, mi hanno invitato anche per i 100 anni. È un allenatore eccezionale, serio e vero”.
Sull’arrivo di Donadoni allo Spezia: “C’è da lavorare sulla testa dei ragazzi. Come persona è uno sincero, schietto e di poche parole che incute timore. Questo può arrivare ai giocatori. Si fanno tanti discorsi, ma è uno che ha vinto tutto e ha sempre allenato, oggi ci sono tanti scienziati nel calcio e lui può essere l’uomo giusto. Quando l’ho avuto io, vent’anni fa, era diverso: ora è tutto grande intensità”.
Sulle scorie da finale play-off: “È facile dirlo dopo, ma paradossalmente quando perdi una finale ti darebbero del pazzo a cambiare tutto. Forse bisognava avere il coraggio di provare a cambiare. Magari riprovi le stesse cose dell’anno scorso ma stavolta non riescono: guardate il Bari”.
Sulle difficoltà in attacco: “Gli attaccanti sono tutti assemblati bene. Ci sono tante cose da andare a vedere. Magari non si è sviluppato bene il gioco e non è soltanto colpa degli attaccanti”.
Sulla classifica: “L’importante è non demoralizzarti e puntare sulla testa e sulla mentalità. Magari provi e riesci a fare le giocate che ti vengono. Io non sono preoccupato, a Torino ho vinto un campionato partendo da ultimo a novembre”.
Sul modulo giusto per lo Spezia: “Conta quello così come la testa. L’importante è l’organizzazione in campo: se c’è un allenatore che spiega bene le cose e la squadra sa cosa fare è un vantaggio. Come a scuola, se non studi prima o poi ti beccano”.
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