La sconcertante partita di Mantova ha rimesso in luce tutti i problemi dello Spezia di questa stagione, in quella che è una caduta catastrofica in fondo alla classifica di B. Una squadra non in grado di reagire alle avversità, incapace di trovare un sistema di gioco adeguato e che sa reggere sì e no un tempo.
Non funziona nulla
Repubblica prova ad addentrarsi nel momento delle Aquile, reduci forse da una delle partite peggiori da quando si trovano in B: la sosta ha finito per peggiorare la temperatura febbricitante. All’orizzonte c’è un doppio derby, con il miraggio del mercato di gennaio per mettere un freno al paradosso di una squadra composta all’80% da giocatori che hanno sfiorato la A e ora ultima in classifica. Scrive il quotidiano: “Tutte le perplessità di D’Angelo, prima di restare a Spezia, si stanno puntualmente confermando. Gli innesti del mercato sono del tutto inefficaci, gli attaccanti non sono nelle condizioni di sostituire una macchina da gol come Pio Esposito“. E ora la Samp, che non è guarita ma è davanti.
Prime crepe per Donadoni
Ma pure per il nuovo allenatore, alla sua seconda panchina, non sono mancate le critiche. Il suo 4-4-2 non ha convinto, Bandinelli può rappresentare un rientro importante, ma ha destato perplessità il cambio di Nagy con Comotto a Mantova (poi spiegato). L’ungherese è ad oggi il regista designato vista l’assenza di Esposito e con la sua uscita il gioco è andato in tilt, anche perché il giovanissimo centrocampista del Milan rientrava da un infortunio lungo e non è sembrato ancora in condizioni ottimali


Col senno di poi sono tutti bravi. La categoria dei pennivendoli colpisce ancora. La verità è che dal primo minuto del secondo tempo, anzi dopo la mezz’ora del primo tempo, sembrava che in campo c’era il Barcellona. Addirittura gli avversari si sono più volte permessi ripartenze dal basso da brividi, con passaggi davanti al portiere ai limiti della decenza. Si aveva l’impressione che il Mantova più che al risultato fosse interessato ad umiliare la nostra squadra giocando al gatto con il topo. Ostentando una superiorità imbarazzante. Con e senza Nagy. Buttare la croce su Comotto, che sicuramente ha giocato male, mi sembra eccessivo anche per lo scarso minutaggio che aveva a fronte di un Nagy che le ha giocate tutte. Non sono in grado di approntare una diagnosi. Non so perché ci siamo ridotti a così meschine uscite. In squadra ci sono fior di professionisti. Solo e soltanto loro hanno la responsabilità di una catastrofe sotto gli occhi di tutti. A loro spetta uscire la terra dal fosso: ne vale anche della carriera.