Lunga intervista questa mattina su La Nazione al tecnico aquilotto Vincenzo Italiano. Il tecnico affronta il tema della Serie A, della realizzazione personale e della carriera da allenatore. È partito dal basso, dai campi di periferia di Ribera, Agrigento. La passione per il calcio ad accompagnarlo, sempre con la palla con sé. Fino all’adolescenza, i Dilettanti a casa sua e poi a 15 anni il Partinico in Serie D. Da lì la voglia di farne non solo una passione, ma una vera e propria professione. Nonostante le difficoltà, la mancanza degli affetti, ma con l’obiettivo chiaro in testa. E nonostante il lungo peregrinare in giro per l’Italia, la sua terra è rimasta sempre nel cuore: “Ogni estate torno a Ribera, è fonte di rilassamento. Le fragole, le arance, i colori, sono sempre sensazioni forti“.
Insieme a lui una famiglia solida, la moglie Raffaella e i figli Cristian e Riccardo, anche loro calciatori e – ovviamente – tifosi aquilotti. Un legame forte anche per Italiano con la città: “Per chi fa questo mestiere sentirsi apprezzato è la cosa più bella. Questo affetto mi riempie il cuore di gioia, al pari di vedervi felici per avervi regalato la Serie A. Questa avventura in A l’ho sposata in pieno, mi è venuto spontaneo dopo aver visto la festa promozione e l’attestato di grande amore nei playoff. Mi piacerebbe rivedere quella gioia se dovessimo ottenere la salvezza. Gli spezzini sono persone buone e umili, io sono come loro. Mi rivedo in loro e mi trovo a mio agio. Spezia è sorprendente. Non la conoscevo, è una città che mi piace tantissimo, posti bellissimi, mi sono innamorato di tutto. E gli spezzini sono persone ricche di passione, che amano moltissimo la loro città“.
E poi un sogno nel cassetto: “Non ho mai giocato le coppe europee, mi piacerebbe farle da allenatore“. E ‘non ci sono limiti, solo orizzonti’, una frase che lo ha accompagnato e lo fa tuttora sin dalla sua adolescenza. Guardare avanti sempre, senza fermarsi mai.