16 Dicembre 2020 - 12:17

Riapertura stadi, si punta alla primavera. Ma il modello inglese non convince

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L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport concede spazio al dilemma riguardante la riapertura degli stadi al pubblico. Un’ipotesi che al momento in Italia non rappresenta una priorità, alla luce di una crisi pandemica che fa propendere per una comprensibile prudenza, con la speranza che l’inizio della primavera rappresenti un orizzonte realistico. Lunedì sera hanno affrontato il tema Urbano Cairo e Vincenzo Spadafora: “Nel momento in cui ci fossero le garanzie sanitarie, sarebbe importante riavere il pubblico – ha detto il presidente del Torino – Le partite senza spettatori sono del tutto diverse, l’incitamento è fondamentale“. Parole che hanno trovato la condivisione del ministro dello sport: “Condivido queste parole, ma non faccio annunci perché occorre riaprire in sicurezza“.

IL PICCO (VUOTO) AL BATTESIMO DELLA SERIE A

Prima degli stadi e dei palazzetti, si legge sulla rosea, verrà valutata l’apertura di palestre e piscine. L’attuale situazione non permette valutazioni a breve termine sulla riapertura, ma l’inizio delle vaccinazioni e una rapida discesa della curva dei contagi potrebbero portare il Cts ad affrontare il discorso. L’Italia ha scelto di non prendere spunto dal modello attuato dall’Inghilterra, che ha diviso il paese in tre aree. Nella zona 1 (l’area dove la situazione è meno grave) è permesso l’ingresso di quattromila spettatori, numero che scende a duemila nella zona 2. Zero, invece, le presenze consentite negli stadi nella zona 3. Un modello che non convince l’Italia, che preferirebbe una riapertura generalizzata quando sarà possibile. Anche nel resto d’Europa – Spagna e Germania in primis – prevale la linea della prudenza, con la speranza che nelle prossime settimane si possa riaffrontare il discorso.

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