Lo Spezia ha deciso di cambiare. Con tempistiche, dinamiche, comunicazioni e momenti sbagliati, ma ha deciso di cambiare. Via D’Angelo, allenatore dell’insperata salvezza di due anni fa, dentro Roberto Donadoni. Subito. Una scelta arrivata nel momento in cui la squadra aveva mostrato più di una reazione, dagli abbracci per l’allenatore di Avellino alle buone prestazioni contro Padova e Monza rovinate soltanto da errori madornali di chi è andato in campo. Charlie Stillitano ha preso in mano la tolda di comando, ha deciso per tutti, ripartendo da un profilo amico, conosciuto, di esperienza. Un allenatore che – bisogna esserne consapevoli – non calca una panchina nel nostro Paese dal 2018 (6 anni) quando ha concluso la sua avventura alla guida del Bologna. L’ex CT ha conosciuto il presidente aquilotto a fine anni ’90, quando andò a giocare nei Metro Stars di New York per una stagione. Un nome decisamente a sorpresa, che lascia certamente tanti dubbi nell’effettiva efficacia in ottica salvezza.
Sei esoneri e l’assenza dall’Italia
Della bontà della carriera di Donadoni da calciatore non ci sono dubbi: dieci anni al Milan vincendo tutto (6 scudetti, 3 Champions, 3 Supercoppe UEFA fra le altre), poi due Mondiali conclusi sul podio. Quindi il sentiero da allenatore: dopo gli inizi in C con il Lecco, la salvezza con il Livorno in A e le dimissioni nel 2006, poi l’esperienza alla guida della Nazionale. Raccolse la squadra campione del Mondo in Germania conducendola a una sofferta qualificazione all’Europeo, uscendo ai quarti di finale contro la Spagna ai calci di rigore. Un risultato che non gli vale la riconferma. Quindi le esperienze con i club italiani: la parentesi a Napoli gli vale un solo 12° posto e il successivo esonero a inizio stagione, quindi a Cagliari conclude la stagione con la salvezza, ma non inizierà la successiva per divergenze con Cellino. Fra il 2012 e il 2015 ha l’esperienza migliore a Parma, dove ottiene una salvezza tranquilla e un sesto posto che varrebbe addirittura l’Europa League. Dopo l’esonero all’inizio della successiva stagione, firma con il Bologna trovando tre salvezze consecutive in A. Ultima panchina in A il 20 maggio 2018, Udinese-Bologna 1-0. Ultima vittoria il 15 aprile contro il Verona (2-0).
Donadoni ha poi scelto la via dell’estero nel 2019, andando ad allenare lo Shenzen, penultimo nel campionato cinese. Non riuscì ad evitare la retrocessione ma rimase in panchina visto il ripescaggio in massima categoria. Dura altre tre partite, ma l’11 agosto 2020 riceve la lettera di esonero. Da allora un lungo periodo fatto di qualche intervista, da osservatore esterno, in attesa. Ed ora, a 62 anni, la chiamata dello Spezia per ripartire in B. Il totale delle panchine in carriera dice 321, contando 113 vittorie, 90 pareggi e 118 sconfitte. Nelle ultime stagioni, senza panchina, è uscito dal giro degli allenatori e a più riprese sembrava aver ormai chiuso nel calcio. E nel complesso ha avuto più ombre che luci.
Modulo e variabile e… pacatezza
In Nazionale ha adottato il 4-3-3, idea riproposta anche nelle successive avventure fra Cagliari e Parma. Sulla panchina dei crociati ha iniziato a variare le indicazioni tattiche, giocando sempre più spesso con il 3-5-2. Da questo punto di vista si propone come un profilo in grado di gestire la continuità con l’operato precedente, con possibili variazioni. Da tutti descritto come pacato, armonioso ed equilibrato, quando è subentrato è sempre riuscito a salvare le squadre in corsa. Il dubbio (legittimo) è che ora, a distanza di ben 5 anni dall’ultima panchina e con un calcio in continua evoluzione, un allenatore come lui non sia troppo “lontano” dalle idee attuali. Un bel rischio, considerando che lo Spezia lascia andare uno dei migliori allenatori della categoria per tentare quello che sembra un all-in tutto da valutare.


Con tutto il rispetto per mister D’Angelo e lo stesso Donadoni, se si voleva cambiare, era da fare nella prima sosta, ora si fa in tempi strettissimi e soprattutto con un profilo che è fermo da 5 anni e oltre 6 in Italia…..spero di vivere un’altro miracolo e di essere strasmentito, ma la vedo non dura, durissima.
Spero che d’Angelo venga richiamato entro tre giornate, altrimenti sarà serie C con Donadoni.
Concordo sul fatto che D’Angelo sia arrivato al capolinea ovvero la squadra non lo segua più e questo è ormai acclarato. L’ultima conferenza di D’Angelo, mi è sembrato un accanimento terapeutico. Sicuramente questa situazione è colpa anche della Proprietà, della Dirigenza e del D.S, non solo di D’Angelo. Ciò doverosamente premesso credo che la scelta di Donadoni sia errata per questi semplici motivi : 1) da 5 anni è fuori dai giochi, un tempo pari ad un’era geologica per il calcio 2) le ultime sue esperienze da allenatore sono negative 3) farà fatica a calarsi nella Ns. realtà calcistica ovvero quanto tempo ci metterà per capire dove è arrivato e a quel punto i giochi potrebbero essere fatti purtroppo 4) una scelta piovuta dall’alto, da gente che non capisce di calcio. Venerdì sera incrociamo comunque le dita e tifiamo, come sempre, lo Spezia !