È un campione del mondo di quella magica spedizione in Germania nel 2006, ma è anche un doppio ex di Bologna-Spezia. Cristian Zaccardo, oggi intervistato da Il Secolo XIX, riparte da quella stagione 2000/’01 con Mandorlini in panchina, in cui aveva ambizione e voglia di crescere. A Bologna, invece, il percorso fu ben più lungo, con dieci anni nelle giovanili e l’esordio poi in A. Alla soglia dei 40 anni di cose ne sono cambiate per lui, che ha saputo vincere molto anche lontano dai colori della Nazionale, ma che il Picco e lo Spezia non li ha dimenticati: “Fu la mia prima stagione da professionista, ricordo tutte le 28 presenze. Una città bellissima e unica calcisticamente, con un pubblico caldissimo“. Finì senza semifinale play-off e senza ritorno, perché nell’estate del 2015 era in uscita dal Milan, ma alla fine non se ne fece nulla.
E a distanza di anni, ora lo Spezia naviga in acque tranquille in Serie A: “Questa squadra gioca un gran calcio, propositivo, un valore aggiunto alla Serie A. Merita di rimanerci ma bisogna stare attenti alle ultime giornate“. Già, il classico ultimo sforzo. Oggi ci sarà un Bologna cui manca quel qualcosa in più, che secondo Zaccardo è l’immagine del loro campionato: una squadra che osa ma che alla fine non riesce del tutto. “Entrambe sono vicine al traguardo – chiosa l’ex difensore – mai mi sarei immaginato una classifica del genere con tante squadre importanti dietro. Ma il finale può riservare sorprese“. Proprio Zaccardo, ricorda il quotidiano, fu vittima di una retrocessione ‘clamorosa’ con il Carpi, cui non bastarono ben 38 punti per mantenere la categoria, “ma lo Spezia ha fatto un percorso diverso” la precisazione. E intanto il doppio ex sta già pianificando il suo futuro: nel mondo del calcio, ovviamente. Non come allenatore, ma piuttosto come intermediario di mercato. Perché di abbandonare quel mondo proprio non se ne parla.
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