1 Novembre 2020 - 13:00

Spezia-Juventus, quando il destino ci mette la firma

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Da un lato i Campioni d’Italia, nove volte di fila. Dall’altro una squadra che non hanno mai battuto, anch’essa con lo scudetto sul petto e alla prima volta in A. No, non è una simulazione o un gioco, Spezia-Juventus è questo. Un paradosso? Un errore? Niente di tutto questo. E per certi versi è proprio il bello del calcio. Quello che fa sì che in ben sei precedenti i bianconeri di Torino non siano mai riusciti a superare le bianche casacche. E pazienza se bisogna risalire addirittura agli anni 1920-1922 per riscoprire le prime sfide, terminate con tre pareggi e una vittoria spezzina, perché ogni tifoso aquilotto che si rispetti non potrà mai dimenticare il gennaio 2007, ultima gara del calendario di una B mai così zeppa di top clubs, quando al momento del sorteggio il destino sembrò più che mai beffardo, abbinando i ragazzi di Soda a quelli di Deschamps. L’accoppiamento peggiore possibile, pensando da subito all’ultima giornata come fondamentale per la salvezza, ma che il destino trasformò in un’autentica favola sportiva. Sugli spalti un Picco tutto esaurito, forse più per vedere dal vivo Buffon, Del Piero, Trezeguet, Nedved e Camoranesi che per sperare in un risultato diverso dalla vittoria della nobile decaduta. Ma anche qui il destino (sempre lui) ci ha messo lo zampino: quello che portò Confalone a svettare di testa infilando Buffon, quello che spinse una città intera a sperare nell’impossibile prima di essere gelata dalla firma di Nedved al 92′. Per non parlare dello storico 3-2 della primavera successiva, con tutto quello che ne conseguì…

Ma era un altro calcio, un altro mondo. Domani non ci sarà il Picco, né lo stadio pieno, né Deschamps o Soda, non sarà l’ultima giornata né tantomeno la Serie B. 13 anni dopo sarà Dybala contro Chabot, Terzi contro Morata, Ronaldo contro Ferrer. Manco a dirlo, la piccola barca contro l’uragano, ma il calcio a volte sa essere tutto il contrario di scontato. Sarà una partita fra due tecnici dal futuro radioso, il Maestro Pirlo contro il predestinato Italiano, forse anche qualcosa in più della mera matricola contro il gigante. Saranno 90 minuti da assaporare e gustare, proprio come 13 anni fa. E chissà che proprio Gigi Buffon, unico superstite in campo di quella strana annata, non possa magari mettere in guardia i suoi ricordando quella giornata al Picco in cui l’inarrestabile Juve fu ancora vittima della leggenda delle Aquile. 

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